Star Trek: Discovery - Stagione 5, Paramount+

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view post Posted on 18/4/2024, 23:54
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  • Star Trek: Discovery


5×01 – 5×02 – Red Directive – Under The Twin Moons

CITAZIONE
Il lungo addio di Star Trek: Discovery ha inizio. La stagione appena iniziata sarà infatti l’ultima e segnerà, se Dio vuole, la fine delle avventure di Michael Burnham. Si spera ovviamente in nuove serie che proseguano la timeline ed esplorino ancora di più questo inedito XXXII secolo, ma possibilmente senza Sonequa Martin-Green. E possibilmente scritta da gente competente. O, se proprio non si vuole pagare un bravo sceneggiatore, scritta da un’AI decente.
Nel corso degli anni Discovery si è rivelata una serie molto divisiva. Parte del suo successo è dovuto sicuramente al fatto di essere un prodotto molto action, che parla il linguaggio tanto caro al pubblico odierno cresciuto a pane e Marvel. Ma, è inutile girarci intorno, ha raccolto tanti consensi anche per il modo palese, se non addirittura svergognato, con cui ha abbracciato una certa ideologia woke che va forte oltreoceano: il cast di “buoni” è composto praticamente solo da donne, la protagonista è persino afroamericana, ci sono personaggi non binari e i pochi protagonisti maschili o sono di colore o sono gay (il dottor Culbert fa la combo) o sono alieni. Se qualche buono maschio etero c’è, è comunque interpretato da un attore mediorientale.
Ma qui non si vuole fare una filippica contro il politicamente corretto, bensì riflettere sul fatto che Star Trek: Discovery abbia riscosso un grande successo, quantomeno negli States, per motivazioni che esulano dalla qualità della scrittura e della messa in scena. Perché se si dovesse valutare solo quella, come è stato fatto su questi lidi non risparmiando parole dure, la serie non avrebbe meritato di andare tanto lontano. Per fortuna, come si diceva, è arrivata alla conclusione della sua corsa. Ci vorranno ancora altri otto episodi, ma a fine maggio questa pagina della saga sarà chiusa. Il problema è che, a giudicare dalle premesse dei primi due episodi, sarà un calvario.
ADDIO, SARU!

La notizia più importante nella doppia puntata che apre la stagione è l’uscita di scena di Saru. Definitiva? Momentanea? Non è dato saperlo. Non si può escludere che il Kelpiano faccia una comparsata anche nel series finale. Anzi, sarebbe auspicabile, perché le sue ultime “imprese” nella ciurma della Discovery non sono state eccezionali. Si è trattato di un addio molto tiepido, sottotono. Inevitabile: è l’intera opera a essere sottotono. Anche quando cerca di mostrare i muscoli o di risultare catchy a ogni costo.
Non si può negare, comunque, che in tutta la serie Saru sia il personaggio che ha compiuto la crescita più vistosa e interessante. L’abbiamo conosciuto come una creatura timorosa di tutto e tutti, in quanto la sua specie era vissuta per millenni in una terribile schiavitù, allevata solo per essere divorata. Una roba molto alla Oddworld, ma che aggiungeva un tocco di truculenza inedito all’universo di Star Trek. Servendo nella Flotta Stellare e rischiando numerose volte la vita per il bene della galassia, Saru è cresciuto, ha acquisito consapevolezza delle sue capacità, è diventato un combattente e un leader, ha stretto legami d’amicizia, e alla fine ha trovato l’amore. Con una Vulcaniana, perché il bello di Star Trek è che può trattare l’amore interraziale (anzi, in questo caso interspecie) senza che la cosa risulti forzata. Le nozze con la presidente T’Rina gli daranno il lieto fine che merita.

Star Trek Discovery 5x02
SCHERZA CON I FANTI MA LASCIA STARE I SANTI PROGENITORI

Come ogni stagione di Discovery, anche la quinta seguirà una macro-trama orizzontale da sviluppare e sviscerare settimana dopo settimana. Per chiudere in bellezza, gli sceneggiatori hanno puntato su un soggetto davvero appetitoso: riesumare nientemeno che i Progenitori. Ossia quella razza introdotta in The Next Generation per giustificare come mai tutte le specie aliene di Star Trek siano semplicemente umani truccati in maniera strana: perché hanno tutti la stessa origine!
Questa scelta probabilmente va ben oltre il mero fanservice. Discovery è sempre stata una serie molto ambiziosa. Ha avuto l’ambizione di riscrivere il canone classico, attribuendo a Spock una sorella adottiva mai menzionata in tutti i prodotti precedenti oppure cambiando look ai Klingon. Poi ha avuto l’ambizione di estendere gli orizzonti della saga saltando nel XXXII secolo. E adesso vuole riprendere tutti i fili risalendo fino all’origine della vita stessa nella galassia. Non si può dire che non abbiano paura di osare!
Il problema è che toccare un elemento così importante della lore trekkiana è molto pericoloso. Sui Progenitori e sul loro operato si basano le fondamenta stesse di questo universo. Una cosa del genere richiede grande rispetto del canone e al contempo la capacità di inventare qualcosa di nuovo senza sconfessare quello stesso canone. Talenti di cui il team dietro Discovery ha sempre dimostrato di mancare, e lo ha dimostrato anche in questi due episodi iniziali. La ricerca della chiave per controllare il potere creativo (e distruttivo?) dei Progenitori è infatti impostato come una banale e noiosa quest da videogioco: vai nel punto A e recupera l’oggetto X, poi vai nel punto B e recupera l’oggetto Y, poi trova i cinque pezzi della mappa del piffero così scoprirai la posizione dell’oggetto Z. Si spera in qualcosa di meglio.
NULLA DI NUOVO SUL FRONTE DEI DIFETTI

Non mancano poi tutta una serie di difetti e di sbavature a cui Discovery ci ha abituati nelle quattro stagioni precedenti. Ad esempio, la frettolosità di alcuni passaggi e la reintroduzione di alcuni personaggi senza il sufficiente pathos. Che Michael e Book si riunissero era ampiamente prevedibile: dopotutto la simpatica canaglia interpretata da David Ajala resta l’interesse amoroso della protagonista, non poteva uscire definitivamente di scena. Ma si poteva almeno cercare di riportarlo in scena dopo qualche episodio, non già nella season premiere! Lo spettatore non percepisce il senso di dolore per la prolungata separazione tra Michael e Book e nemmeno il sollievo dopo essere nuovamente riuniti.
Così come priva di emozione e buttata lì nel pietoso tentativo di suscitare un colpo di scena risulta la rivelazione sull’identità di Mol, una degli antagonisti della stagione: la ragazza sarebbe nientemeno che la “sorella” di Book, in quanto figlia dell’uomo che gli ha fatto da mentore. Mancava la carrambata improvvisata e inutile.
E a proposito di ritorni, se va via Saru torna, anche se momentaneamente, Tilly. Ossia uno di quei personaggi che era stato bello mettere da parte, perché aveva smesso di aggiungere qualcosa alla storia (se mai aveva avuto qualcosa da dire). Purtroppo gli autori della serie vivono nella bislacca convinzione che Tilly sia un personaggio carismatico e divertente e che debba tornare sulla Discovery di tanto in tanto, per i suoi siparietti comici imbarazzanti che hanno l’innegabile potere di far calare il gelo in scena.
L’unica aggiunta al cast degna di nota è il capitano Rayner. Sia chiaro, non è un personaggio scritto divinamente. È il classico ufficiale della Flotta Stellare burbero e controverso, pronto a compiere il proprio dovere anche a costo di forzare le regole. Insomma, un Burnham 2.0. Ma in una serie che ormai non brilla più per qualità della scrittura, rappresenta l’ultimo faro di luce e di speranza. C’è da sperare che abbia più spazio, ora che è il nuovo Numero Uno di Michael.


THUMBS UP

E’ l’ultima stagione
Saru si sposa (almeno lui ha una gioia!)
Rayner è un personaggio abbastanza interessante

THUMBS DOWN

La struttura narrativa da quest videoludica
Il ritorno frettoloso di Book
Dentro (di nuovo) Tilly
La carrambata su Book e Mol
Scomodare i Progenitori è molto, molto pericoloso



Il ritorno di Star Trek: Discovery non tradisce le aspettative: ambizioso nelle intenzioni, ma ampiamente rivedibile nella scrittura, nella gestione dei personaggi e nei colpi di scena. La decisione di scomodare nientemeno che i Progenitori genera curiosità ma al contempo paura, perché il rischio di commettere pasticci col canone o di rovinare le fondamenta stesse dell’universo narrativo è dietro l’angolo.

sono d'accordo sul fatto che la cosa migliore sia che questa è l'ultuna stagione, e dato che mi sono rifiutato di infliggermi ulteriori sofferenze non seguo lo spin off strange new world, sfortunatamente sono anche certo che nonostante discovery sia sopravvissuta 5 anni solo perchè alla fine l'hanno resa un pò vecchio stile, non faranno la cose più sensata, dimenticarsi di tutte le porcate degli ultimi anni (ci metto anche Picard, di qualità superiore, ma sempre una "modernizzazione") e ripartano, finalmente, con una nuova serie di vera star trek
 
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view post Posted on 23/4/2024, 00:49
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5×03 – Jinaal

CITAZIONE
Star Trek: Discovery è stata fin da subito forse tra le più ambiziose serie nel panorama trekkiano. Il coraggio non è mai mancato allo show di Fuller e Kurtzman, che ha però spesso e volentieri mancato poi l’appuntamento con il destino quando il gioco si è fatto serio. C’è da dire che con “Jinaal” si inizia ad avvertire, per l’ennesima volta, quella sensazione. La ricerca della specie che ha dato praticamente origine alla vita potrebbe essere la quest giusta per un gran finale, ma l’impostazione videoludica messa in piedi ha probabilmente già stancato.
Stavolta tocca al pianeta Trill fare gli onori di casa. Torna il personaggio di Gray, ormai sparito dai radar da un po’ di tempo, e viene prestata più attenzione all’ufficiale Adira, nelle vesti di Cicerone sul suo pianeta natale. A bordo della Discovery, invece, ha luogo un primo ambientamento per il nuovo Primo Ufficiale, il comandante Rayner. Assenti ingiustificati, se non per un cameo finale, gli antagonisti della stagione. L’assenza di antagonisti era stato il vero debole delle stagioni precedenti, ci si augura che gli autori abbiano lavorato su questo punto, ma finora latitano all’interno della serie.
CACCIA AL TESORO

Il set up messo in piedi dagli autori per la trama orizzontale di questa stagione finale è un meccanismo ormai obsoleto. Un qualcosa a cui aveva già spesso abituato ad esempio The Mandalorian, che però riusciva a mantenersi abbastanza interessante grazie all’utilizzo di elementi noti all’interno della lore starwarsiana. In Discovery sembra invece di assistere ad una specie di Indiana Jones E l’Ultima Crociata, in cui i protagonisti volano da un pianeta all’altro a risolvere enigmi per riuscire a conoscere una specie praticamente assimilabile a degli dei.
In “Jinaal”, Burnham e Book sono chiamati a svelare il secondo enigma, presentato da un antichissimo Trill, chiamato appunto Jinaal Dix, per l’occasione ospite del dottor Culber grazie al rito dello Zhian’tara. Purtroppo anche stavolta, così come nelle precedenti due puntate, non si riesce a ingranare e ad innescare l’interesse dello spettatore. Nemmeno una trama orizzontale così ambiziosa sembra star facendo breccia, a causa della struttura narrativa messa in piedi e sicuramente anche a causa dei protagonisti, che non sono mai riusciti a legare con lo spettatore che ormai sta assistendo a quest’ultima stagione di Discovery come ad un paziente prima di un’eutanasia.
PIACERE, COMANDANTE RAYNER

A bordo della Discovery avviene, invece, la storyline più leggera che dovrebbe, in teoria, fare da contraltare per la missione ben più seria sul pianeta Trill. Tuttavia sfortunatamente, così come su Trill, non si percepisce mai la gravitas della prova sostenuta da Burnham e compagni, nemmeno la trama che riguarda il nuovo Primo Ufficiale riesce nel suo compito. Lo humour ricercato dalla coppia Rayner-Tilly non funziona praticamente mai, riuscendo nei suoi intenti ancora meno rispetto alla storia della ricerca del secondo indizio sui Progenitori.
Tilly cerca in tutti i modi di superare l’involucro, lo scudo di protezione emotivo, che porta con sé il burbero comandante Rayner, organizzando per lui una serie di speed date. Tanti piccoli colloqui il cui intento è quello di far interagire e conoscere al nuovo comandante tutto il resto dell’equipaggio. Una scappatoia narrativa che permette, attraverso il deus ex machina del buonismo di Tilly, di accelerare in un solo episodio l’intera fase conoscitiva della new entry nell’equipaggio. Purtroppo, come spesso accade per questo show, l’esito appare abbastanza incredibilmente finto e mai credibile sul piano delle interazioni umane, caratteristica fondante della serie dalla terza stagione in poi.
TRILL-OLOGIA

Forse l’aspetto che più si salva di “Jinaal” è il focus riguardante i Trill, specie da sempre molto affascinante nel panorama di Star Trek. Vengono fuori nuovi aspetti della cultura di questa specie di simbionti che non possono non affascinare anche lo spettatore più annoiato da tutto il resto. Si mette finalmente un punto sulla questione in sospeso della relazione tra Adira e Gray, ormai arruolato nelle Grotte Mak’ala. Si stende invece un velo pietoso sulla telenovela Vulcaniana in cui sta iniziando a vivere il comandante Saru, che rimaneva uno degli ultimi buoni motivi per proseguire con la visione di Star Trek: Discovery.


THUMBS UP

Approfondimenti sulla specie Trill
Messa in scena come al solito impeccabile
VFX sul solito ottimo standard per i recenti prodotti di Star Trek

THUMBS DOWN

Il meccanismo narrativo simil-videoludico messo in piedi per la trama orizzontale
Gli speed date del comandante Rayner e il non simpatico personaggio di Sylvia Tilly
I protagonisti che non riescono a rendere interessante la ricerca della specie di coloro che hanno dato la vita alle specie viventi
Il limbo narrativo in cui sembra essere incappato il buon Saru



Purtroppo continua a non dare segnali positivi Star Trek: Discovery, nemmeno per questa ambiziosa stagione finale. Iniziata con praticamente tutti i problemi delle stagioni precedenti, a cui se ne sono, nel frattempo, aggiunti degli altri.

la cosa migliore fatta dal personaggio di Tilly era stato andarsene, purtroppo non è durato, e per criticare l'episodio basta una sola parola, palloso
 
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